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mercoledì 30 novembre 2011

Occupare, occupare, occupare

Nella mia zona, da lunedì, gli studenti delle scuole superiori stanno iniziando (o provando) a occupare diversi istituti scolastici. E anche oggi la situazione è stata difficile. La protesta è nata contro le banche e le iniziative che dovrà prendere il governo Monti e, da quel che leggo, si è cercato di occupare gli istituti scolastici perché l'obiettivo "era quello di informare sulla situazione economica e politica italiana". A casa mia se si vuole informare qualcuno sulla situazione economica (e anche politica) italiana si fanno degli incontri in cui si spiega a modo la situazione, non si occupano edifici scolastici per il gusto di farlo (e parla uno che ha partecipato a delle occupazioni in passato). Solo perché durante la discussione sulla riforma Gelmini le università e le scuole furono luogo della protesta (legittima) degli studenti, non bisogna tentare di emulare questi gesti in ogni occasione di difficoltà.

L'anno scorso si è protestato per dare voce, giustamente, al disagio e all'incertezza sul futuro di tutti gli studenti e sulle loro possibilità di affrontare gli studi, adesso si protesta perché il governo Monti dovrà prendere decisioni impopolari per tutte le persone, non solo per gli studenti. Quindi se si vuole discutere (giustamente) di quello che sta succedendo adesso, bisogna coinvolgere tutti, mentre l'occupazione della scuola può essere vista all'esterno come un tentativo di cavalcare l'onda del momento per saltare le lezioni e questo sicuramente ha un effetto molto negativo sull'immagine del movimento. Sarebbe meglio quindi, se si vuole parlare delle decisioni che verranno prese a breve, coinvolgere tutto il tessuto sociale (a cominciare dai lavoratori e dai pensionati) e non solo gli studenti, perché così la voce di protesta risulta smorzata, e soprattutto usando i luoghi e i modi adatti alla situazione, cosa che l'occupazione non è. Per sollevare veramente una questione e un problema bisogna usare le tecniche più semplici e quindi più efficaci, non quelle più contorte e rischiose (anche dal punto di vista dei possibili reati che possono esser commessi).

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