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mercoledì 18 gennaio 2012

I Repubblicani e i sondaggi

La corsa alla nomination nel partito Repubblicano prosegue: il 10 si è votato in New Hampshire con una nuova vittoria di Romney e un buon margine sul secondo classificato, Ron Paul. C'è anche da segnalare il ritiro dalla corsa elettorale di John Huntsman e questo può favorire ulteriormente Romney poiché Huntsman era uno dei candidati più liberali e moderati in corsa e, per essere credibili e avere qualche possibilità di vittoria nel confronto con Obama, bisogna puntare sul voto dei moderati e indipendenti, che risulterà decisivo.

Il prossimo appuntamento sarà il 21 in South Carolina: anche in questa occasione Romney è il favorito, ma sarà una lotta più incerta anche perché lo stato in questione è parecchio conservatore e potranno essere favoriti i candidati più "estremisti", soprattutto Santorum. Inoltre per l'ex governatore dello Utah si stanno addensando parecchie nubi su una questione legata alle tasse che paga (sarebbero poche in rapporto a quanto guadagna) e, per gli americani, più che le idee politiche contano le cose essenziali: se paghi le tasse e se hai una vita completamente intonsa e pulita.

La cosa più divertente che volevo segnalare era però questo sondaggio pubblicato nei giorni scorsi: come si vede qui, Obama batterebbe tutti i possibili avversari Repubblicani (nell'ordine Romney, Gingrich, Santorum, Paul e Perry), ma perderebbe contro un generico candidato Repubblicano. Ovvio sono sondaggi e vanno presi per quello che sono, ma questo risultato si presta a un'analisi più profonda: pare che gli americani siano abbastanza diffidenti o quanto meno delusi dai primi 4 anni dell'amministrazione Obama (tanto che le preferenze sono leggermente maggiori per un generico candidato Repubblicano), ma si vede che gli avversari che potrebbe affrontare l'attuale presidente non sono così all'altezza tanto da far preferire ancora il buon Barack. Questa vuole essere una nota di "colore", ma comunque è significativa del fatto che questi sondaggi è meglio prenderli con le molle (anche perché alla fine il presidente si elegge con i voti dei Grandi Elettori assegnati ai singoli stati, quindi il voto popolare interessa fino a un certo punto).

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