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mercoledì 24 aprile 2013

Letta e il "governo di servizio al paese"

E quindi è stato dato l'incarico per formare un governo a Letta (Enrico, non Gianni, si sa mai che qualcuno prenda fischi per fiaschi). La situazione sulla formazione del governo ormai si sta protraendo da troppo tempo, ma questa volta pare (dico pare) che ci siamo. Ma cosa succederà dopo?

Intanto bisogna vedere quale sarà la lista dei ministri e se questa sarà gradita ai vertici del PdL. Se non dovesse andare bene, allora si aprirebbero le porte delle elezioni anticipate, con la probabile vittoria di B. e con il tracollo del blocco di centrosinistra e del M5S. Se invece dovesse accettare la lista dei ministri, il governo a mio avviso durerà poco, massimo un anno. Dico questo perché un governo di larghe intese c'è già stato (quello attualmente dimissionario) e, appena B. riterrà opportuno andare a votare, staccherà la spina e incasserà i dividendi al mercato elettorale. Alla fine siamo in democrazia, se la gente stravede per il gran capo e lo vedono ancora come "colui che renderà reale la rivoluzione liberale" promessa ormai da 20 anni e che puntualmente, alla prova dei fatti, ha fallito senza appello, allora non si può fare molto: si accetta con tutte le conseguenze del caso.

Ma se, per puro caso, questo governo invece funzionasse? Se si riuscissero a fare quelle riforme che ormai vengono invocate da 20 anni a questa parte? Questo scenario lo ritengo poco plausibile, vista l'esperienza del governo Monti, ma fare un ragionamento ipotetico non costa niente.

Se finalmente venissero fatte le riforme, se la situazione economica italiana migliorasse, quello che ha più da rimetterci è il movimento di grillo. E infatti il gran capo pentastellato è l'unico che sta tirando fuori scenari apocalittici con cui cerca di spaventare gli adepti e i potenziali elettori: lui ha bisogno del caos per potersi rafforzare, le cose devono andare male per poter avere maggior peso elettorale, anche perché alla prima prova dei fatti successiva al voto di febbraio (le elezioni regionali in Friuli) le cose sono andate maluccio per lui, più per i proclami lanciati nei giorni precedenti le elezioni che per i risultati effettivi, comunque in netto calo rispetto alle politiche di febbraio. Ha da rimetterci parecchio anche il PD, visto che dopo le elezioni ha cercato invano un accordo con i grillini e adesso è costretto a fare il tanto odiato governo di larghe intese che, anche se funzionasse e facesse tutto quello che deve fare, gli farà perdere voti. Insomma, alla fine della storia quello che ci guadagna è B., che in questo momento passa per grande statista e per colui che ha anteposto gli interessi della nazione a quelli suoi personali. Anche se al 99,99999999%, appena sentirà qualcuno dei suoi interessi in pericolo o capirà che gli conviene tornare a votare, staccherà la spina al governo Letta. Insomma, alla fine di tutto quello che ci guadagnerà è sempre lui, il grande capo che da 20 anni condiziona l'intera vita politica italiana.

Questo non è assolutamente un problema in un paese democratico, ognuno può votare chi ritiene più opportuno; basta solo che alla prossima volta che B. pensa agli affari suoi non saltino fuori gli ex elettori delusi che si stracciano le vesti chiedendo chi l'ha votato "quello là". L'avete voluto voi, bisogna anche avere il coraggio di dire "l'ho votato" una volta tanto. Perché se vai in giro sembra sempre che nessuno l'abbia mai votato, eppure 10 anni di governo se li è fatti. Chissà come ci sarà riuscito...

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